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Disabilità: gli esami universitari devono essere adeguati per garantire l’uguaglianza

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Martedì, il Tribunale federale ha dato ragione a una donna con disabilità ritenutasi discriminata dall’Università di Berna a causa del rifiuto di quest’ultima di adeguare l’esame d’entrata.

Una giovane donna affetta da dislessia ha chiesto di beneficiare di misure di compensazione – più precisamente di un allungamento del tempo a disposizione – per poter assolvere l’esame d’entrata agli studi di medicina veterinaria presso l’Università di Berna, misure che sono però state rifiutate dall’ateneo. Sostenuta da Inclusion Handicap, nel 2023 la studentessa si è rivolta al Tribunale federale, convinta che tale rifiuto violasse la Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità e la Costituzione, che vieta ogni forma di discriminazione.

Adeguare un esame è una misura necessaria per l’uguaglianza

Con tre voti a favore e due contrari, i giudici di Mon Repos hanno dato ragione alla donna e confermato che l’allungamento dell’esame d’entrata costituiva una misura appropriata. Per la Presidente, rifiutare questa compensazione sarebbe stato elitario e illogico. «Sarebbe come vietare a una persona miope di mettersi gli occhiali», ha dichiarato. Una dislessia non impedisce di seguire un percorso universitario, anche brillante, basti pensare al premio Nobel Jacques Dubochet, il primo allievo del Canton Vaud al quale è stata ufficialmente diagnosticata la dislessia. Tra i numerosi argomenti addotti, il Tribunale ha ricordato che paesi come l’Inghilterra, il Belgio e gli Stati Uniti adeguano i loro esami per compensare disabilità riconosciute, e ciò non ha mai posto alcun problema.

Una seduta tradotta nella lingua dei segni

Per l’occasione, è stato compiuto un nuovo passo avanti sulla strada verso l’inclusione: per la prima volta nella storia del Tribunale federale, la seduta è stata tradotta nella lingua dei segni, un provvedimento che ha consentito alle persone sorde presenti di seguire i dibattimenti. L’aula era del resto gremitissima, a dimostrazione dell’importanza di questa sentenza a favore dell’inclusione. Secondo il nostro indice, due persone con disabilità su tre si sentono limitate nel campo della formazione.

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