Esempio: «Senza Pro Infirmis, non avremmo avuto alcuna speranza.»
Per la famiglia B., trasferirsi in Svizzera per ragioni professionali insieme ai figli Juan Francisco (nove anni), detto Fran, ed Emilia (sette anni) è stata dura, soprattutto perché Fran è affetto da trisomia 21. I genitori si chiedevano come avrebbero fatto i bimbi a lasciare tutto ciò che conoscevano.
«Fran, non è il momento di guardare la tele, devi ancora finire i compiti», dice papà Sebastian accompagnando il bimbo verso il tavolo da pranzo. Fran protesta, ma poi si rassegna e si siede davanti al foglio con i calcoli. Frequenta una scuola speciale insieme ad altri alunni con ritardi dell’apprendimento. È un bambino sveglio e gli piace andare a lezione, dove impara ogni giorno nuovi vocaboli di tedesco. Anche sua sorella Emilia capisce e parla già bene tedesco e svizzero-tedesco. «È impressionante come i bambini imparino rapidamente le lingue. Siamo felici che qui si trovino bene. Eravamo molto preoccupati, temevamo che non si sarebbero inseriti rapidamente», racconta mamma Natalia, che mastica a sua volta già un po’ di tedesco. La famiglia si è stabilita a Sciaffusa nell’inverno 2021 in seguito al trasferimento di Sebastian deciso dall’azienda internazionale per la quale lavora. A causa della pandemia di Covid-19, moglie e figli lo hanno seguito solo sei mesi dopo.
Integrazione riuscita
All’inizio, i bimbi hanno avuto qualche difficoltà: la scuola speciale di Fran era ancora chiusa per via della pandemia, mentre Emilia ha iniziato ad andare all’asilo senza sapere una sola parola di tedesco. Da quando frequentano entrambi le lezioni, l’integrazione procede a grandi passi e fratello e sorella si trovano perfettamente a loro agio nel quartiere residenziale dove vivono. «Qui possono giocare per strada insieme agli altri bambini, a Buenos Aires era impensabile, anche se stavamo in una zona tranquilla. Apprezzano la libertà che hanno qui in Svizzera.» Fran è accettato anche dai bambini del quartiere, ed Emilia, che gli vuole un gran bene, gli spiega con molta pazienza le regole dei vari giochi.
Se l’integrazione dei figli non ha dato pensieri, Sebastian e Natalia sono stati chiamati ad affrontare un’altra preoccupante sfida: circa un anno fa, Fran ha dovuto essere operato alle ginocchia. Non riusciva quasi più a camminare senza sbilanciarsi, articolazioni e legamenti non reggevano più il peso, come spesso accade nei bambini con la trisomia 21. A causa delle barriere linguistiche, le difficoltà dei genitori sono iniziate già nei colloqui preliminari. L’intervento in sé è andato bene, purtroppo però la ferita si è infettata e Fran ha dovuto essere nuovamente operato. Per chiudere la piaga, gli è stato trapiantato sul ginocchio un pezzetto di pelle del collo. Il bimbo ha tenuto il gesso per diverse settimane. Si spostava con la sedia a rotelle e ha trascorso la maggior parte del tempo sul divano: «Era servito e riverito come un re, e poteva eccezionalmente guardare più tele del solito», racconta sorridendo Sebastian. Per fortuna, al secondo tentativo le ferite sono guarite correttamente.
Un pesante onere amministrativo
Mentre Fran procedeva sui binari della guarigione, i genitori hanno dovuto far fronte a un pesante onere amministrativo legato alle cure. «Il fisioterapista della scuola speciale ci ha segnalato che la malattia congenita di Fran gli dava diritto all’assegno per grandi invalidi dell’AI. Non ne avevamo mai sentito parlare e credevamo che passasse tutto attraverso la cassa malati. Il sistema svizzero è totalmente diverso dal quello argentino, non sapevamo più dove sbattere la testa, anche per via degli ostacoli linguistici.» Per finire, il fisioterapista ha contattato la pediatra di Fran che, essendo poco ferrata in materia, ha consigliato alla famiglia B. di rivolgersi a Pro Infirmis.
Un sostegno indispensabile
Per fortuna, un collaboratore della sede di Sciaffusa parla spagnolo. «Jonas D. è il nostro angelo custode. Ci ha aiutati a compilare i complicati moduli di richiesta dell’assegno per grandi invalidi e ad accertare il fabbisogno di Fran. Era in costante contatto con l’AI, a volte è stato addirittura al telefono contemporaneamente con noi e con la signora che si occupava del nostro caso.» Pro Infirmis ha sostenuto la famiglia anche per quanto riguarda la riabilitazione nei primi mesi dopo l’operazione, per esempio quando Fran ha avuto bisogno di portare da due a cinque le ore di fisioterapia settimanali. E ne è valsa la pena: nell’autunno 2022, in occasione di un’escursione in Appenzello Fran è riuscito a camminare senza problemi per sei chilometri, un’impresa inimmaginabile prima dell’intervento.
«Siamo molto grati a Pro Infirmis per il prezioso sostegno e per il suo impegno a favore dell’inclusione delle persone con disabilità. Quando Fran era ancora in sedia a rotelle dopo l’operazione, siamo andati alle cascate del Reno, dove abbiamo potuto accedere alla piattaforma panoramica con l’apposito ascensore. Ciò in Svizzera è possibile anche grazie a organizzazioni come Pro Infirmis e al loro lavoro, ne siamo convinti.»
«È bello vedere l’amore di Emilia per Fran, e pure che gli altri bambini del quartiere lo accettano di buon grado.»